Discorso insediamento parroco (16-12-2001) Stampa

Discorso di Don Giovanni Mammino  in occasione dell’inizio del suo ministero parrocchiale ad Acitrezza, 16 dicembre 2001.

 

 

Eccellenza Reverendissima,

Gentili autorità,

Cari confratelli presbiteri, diaconi e seminaristi

Fratelli e sorelle del popolo di Dio che è in Acitrezza,

 

         Saluto tutti nel nome del Signore. Nel suo nome sono stato mandato a voi per essere ministro, servo e guida di questa comunità. Non nascondo la trepidazione nell’accostarmi a voi, popolo di Dio e piccolo gregge del Signore; come Mosè avverto la mia inadeguatezza nel saper condurre il popolo alla terra promessa; mi sento come il profeta Giona che, dopo alterne vicende, fu condotto a Ninive, la grande città, per proclamare la misericordia del Signore. A far tacere ogni trepidazione e insicurezza risuona ancora una volta la Parola del Signore: non temere, io sarò con te!. Questa sera vedo tanti amici che mi sostengono con l’affetto e la preghiera: penso anzitutto ai cari seminaristi coi quali, da quattro anni, condivido il cammino di formazione, ai miei confratelli, don Sebastiano Raciti, rettore del Seminario, don Nino Franco, don Giuseppe Russo e mons. Filippo Cutuli: con loro vivo una forte esperienza di comunione presbiterale. Grazie di tutto. Saluto con affetto gli amici di Cosentini. Non posso dimenticare la comunità cristiana che mi ha generato alla fede.

         Iniziando il mio ministero di parroco ad Acitrezza rivolgo il mio pensiero grato ai pastori che nell’arco di oltre trecento anni di storia hanno guidato la nostra comunità parrocchiale. La serie dei primi arcipreti ebbe inizio con don Giovanni Benanti, eletto nel 1691, e ora prosegue con don Giovanni Mammino, eletto nel 2001. Esprimo sentimenti di riconoscenza e venerazione a mons. Alfio Coco, per cinquant’anni guida di questa comunità; mi sento a lui particolarmente vicino soprattutto in questi momenti difficili per la sua salute. Porgo un affettuoso saluto al mio immediato predecessore, don Salvatore Coco. Mi sento legato a lui da profondi vincoli di amicizia e di comunione presbiterale. Quando lo conobbi avevo otto anni e da allora cominciai a seguire il mio giovane parroco che mi condusse alla vera sequela, quella di Cristo, nella via del sacerdozio ministeriale. Mi sento onorato di essere il suo successore e voglio proseguire l’opera da lui iniziata.

         Saluto tutti voi, carissimi fedeli di Acitrezza. Consideratemi il primo devoto di San Giovanni Battista! Non solo perché porto il suo nome ma perché voglio fare mio il suo programma di vita. Mio unico desiderio è quello di preparare un popolo ben disposto ad accogliere la presenza del Signore. Sarò vero pastore nella misura in cui aiuterò voi ad incontrare Cristo. Non esiste comunità cristiana se non avviene un incontro personale e significativo con Cristo.

         Vorrei adesso segnalare alcune priorità nel nostro cammino parrocchiale:

Anzitutto l’evangelizzazione. Bisogna potenziare la catechesi allargandola a tutte le fasce d’età, studiando forme nuove di annuncio secondo le esigenze del nostro tempo. Encomiabile è l’opera svolta dal gruppo delle catechiste ma bisogna fare ancora tanto per la formazione dei formatori. A pieno titolo in questa opera di evangelizzazione e formazione delle coscienze deve sentirsi impegnata l’Azione Cattolica. Forti della lunga e operosa tradizione associativa è venuto adesso il momento di scommettersi nel tempo presente. Anche la Confraternita di San Giovanni Battista, fedele agli statuti, può impegnarsi nella formazione cristiana, secondo la spiritualità del nostro santo patrono.

         La comunità cristiana si edifica grazie ad una celebrazione fruttuosa dei sacramenti. Essi sono il culmine di un cammino di fede e l’inizio della vita nuova in Cristo. Fondamentale è la celebrazione del giorno del Signore, la domenica. Le nostre belle iniziative non avranno alcun senso se non scaturiranno dall’incontro vivo e vero con Cristo che si rende presente nella sua Parola e che si fa cibo per il nostro cammino di ogni giorno. Curiamo sempre più e sempre meglio il decoro della liturgia mediante la formazione di animatori e il potenziamento del coro polifonico Te Deum laudamus, che da diversi anni allieta le nostre celebrazioni. Prezioso è anche il servizio dei ministranti. Anche per loro occorre portare avanti un itinerario di formazione.

         L’attività di una comunità parrocchiale non si può ridurre solo alla celebrazione di atti di culto. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte alle molteplici povertà presenti nel nostro territorio. Penso al disagio giovanile, alla solitudine di tanti anziani, al dramma di chi non ha lavoro e alle famiglie in difficoltà. Encomiabile è l’attività svolta dai ministri straordinari dell’Eucaristia a favore degli anziani e degli ammalati. E’ venuto adesso il tempo di organizzare sul serio la Caritas parrocchiale per far sì che tanti possano mettere a frutto i propri talenti a beneficio dei più bisognosi. Un servizio prezioso può renderlo l’associazione Stella Marina con la promozione di iniziative mirate a favorire la promozione umana, mediante attività sociali, culturali e aggregative.

         La nostra comunità parrocchiale deve camminare nello stile della corresponsabilità. Segno eloquente di tale stile è la presenza attiva degli organismi di partecipazione: il Consiglio Pastorale Parrocchiale e il Consiglio per gli Affari Economici. Ogni membro della comunità è chiamato a condividere con tutti i propri talenti, non importa se si fa poco o molto. Adoperiamoci a creare una comunità accogliente mettendo da parte l’invidia e la gelosia che generano inutili litigiosità. In tutta semplicità e umiltà ci presentiamo come servitori senza pretese, lavoratori instancabili per il Regno di Dio. Lo stile di accoglienza si rende visibile nella cura dei locali: c’è tanto ancora da fare per la risistemazione dei locali dell’Oratorio. Al più presto speriamo di poter avviare i lavori di ristrutturazione della chiesa. Non possiamo tralasciare il Centro “Redemptoris Mater” di Zafferana, generoso dono di mons. Alfio Coco alla comunità parrocchiale di Acitrezza. Consideriamolo sempre più nostro e rendiamolo ancora di più bello e accogliente. Tante cose belle si possono fare e tante iniziative si possono portare avanti, ma senza la generosa collaborazione di tutti la mia fatica sarà vana.

         Ad accompagnarvi in questo cammino non sarò solo; c’è don Antonio. In questi mesi ho potuto apprezzare la sua bontà d’animo e la sua generosità. Son sicuro che la sua saggezza compenserà la mia esuberanza giovanile.

         Sento il dovere di ringraziare Lei, Eccellenza per la fiducia mostrata nell’affidarmi tale compito. Ringrazio le gentili Autorità per aver accolto l’invito ad essere presenti in questo momento particolare della vita della comunità.

         Concludo citando un brano di un santo pastore a me tanto caro, S. Gregorio Magno, il quale, nella sua opera La regola pastorale, presenta il ritratto ideale del pastore:

«Bisogna dunque che il pastore sia puro nel pensiero ed esemplare nell’agire, discreto nel suo silenzio e utile con la sua parola, vicino a ciascuno con la sua compassione e più di tutti dedito alla contemplazione, umile alleato di chi fa il bene e per amore della giustizia inflessibile contro i vizi dei peccatori, non attenui la cura della vita interiore nelle occupazione esterne, né tralasci di provvedere alle necessità esteriori per la sollecitudine del bene interiore»1.

         Possa il Signore darmi la grazia di essere con voi e per voi un pastore secondo il suo cuore, un annunciatore di misericordia. S. Giovanni Battista protegga oggi e sempre questa comunità parrocchiale. La Vergine Maria, Madonna della Buona Nuova, ci renda annunciatori di pace, gioia e speranza.

 

Don Giovanni Mammino



1. GREGORIO MAGNO, La regola pastorale, II, 1.

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