Omelia insediamento parroco (16-12-2001) Stampa

Omelia di Don Giovanni Mammino in occasione del suo inizio del ministero parrocchiale ad Acitrezza 16 dicembre 2001, III domenica di Avvento.



Risuona oggi nella nostra assemblea l'annuncio di gioia del profeta Isaia: "si rallegrino il deserto e la terra arida … gioia e felicità li seguiranno … egli viene a salvarvi".
Il profeta annuncia la venuta del Messia, re di giustizia e di pace, il germoglio, il principio della vita nuova.
Generazioni e generazioni di israeliti attendono con ansia finché arriva, sconvolgente, l'annuncio di Giovanni il Battista: "Ecco l'Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo".
Egli è il Cristo, il consacrato, nel quale il Padre ha posto tutta la sua compiacenza.
Giovanni riconosce il Messia; egli è l'ultimo profeta che annuncia l'attesa e il primo che riconosce e vede il compimento di esse.
Giovanni segue le orme dei grandi profeti Isaia ed Elia e li supera in quanto precursore del Cristo che viene.
Ma Giovanni, dopo aver indicato a tutti la presenza del Messia, viene tagliato fuori, sta in prigione a pagare le conseguenze della sua coraggiosa predicazione. Di fronte al Cristo bisogna decidersi: seguirlo fino in fondo o scegliere una vita mediocre.
Il capitolo undicesimo dell'evangelista Matteo - dal quale è stato tratto il brano evangelico poc'anzi proclamato - presenta le varie reazioni di fronte alla predicazione di Gesù.
C'è chi lo segue, alcuni lo rifiutano senza mezzi termini e altri, come Giovanni il Battista, si pongono in atteggiamento di ricerca.
Nella solitudine e nelle sofferenze del carcere Giovanni vive il travaglio della fede.
Egli medita, riflette, elabora domande e soprattutto si pone in un atteggiamento di ascolto.
"Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".
In questa richiesta accorata che Giovanni presenta al Cristo c'è tutta la fede e la sofferenza di un uomo che ha speso la sua vita per l'annuncio di salvezza.
Umilmente Giovanni mette in discussione se stesso "ho forse annunciato un Messia che non corrisponde alla realtà? Se è così, sono pronto a fare marcia indietro".
Il Cristo Messia si presenta ai nostri occhi in un modo del tutto diverso da come lo si attendeva.
Non è il re potente che schiaccia il nemico, ma l'umile servo del Signore che condivide in tutto la nostra natura umana.
Non è colui che mette in mostra la sua onnipotenza, ma l'agnello mite che si dona per amore.
Quante volte, fratelli e sorelle, ci siamo fatti una immagine del Cristo che non corrispondeva con la realtà e nel nostro orgoglio abbiamo voluto che egli dicesse sempre sì ai nostri capricci.
Il Cristo, il Messia in cui crediamo, spesso non è quello che ci è stato rivelato nei santi Vangeli.
Gesù risponde ai dubbi di Giovanni evidenziando alcuni fatti inconfutabili.
Il Cristo agisce nel cuore di chi lo accoglie: apre gli occhi ai ciechi perché vedano la luce, sblocca le paralisi di chi non sa camminare, guarisce la lebbra delle miserie umane che portano alla morte, riapre l'udito per ascoltare la Parola e colma ogni povertà con la ricchezza della sua misericordia.
Rispondendo ai dubbi di Giovanni, Gesù riconosce la grandezza di quest'uomo: "tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista".
Perché agli occhi del Cristo Giovanni è grande? Forse perché ha preparato per lui la strada o perché lo ha riconosciuto quale Agnello di Dio? Giovanni è grande perché ha avuto una fede grande.
Pur nel travaglio interiore, il Cristo, il Messia è stato al centro della sua vita.
E allora, fratelli e sorelle, che cosa cerchiamo? Noi che ci gloriamo di avere S. Giovanni Battista come nostro patrono corriamo verso Cristo e facciamo nostro il suo stile di vita, combattiamo la buona battagli della fede.
Rinfranchiamo i nostri cuori nella pazienza, in attesa del Signore che viene, corriamo con perseveranza tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della nostra fede ed invochiamolo ancora una volta: Maranathà, vieni Signore Gesù, vieni Signore a salvarci.
 

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